di Francesco Ninfole
Il sistema finanziario finora ha fatto troppo poco per combattere l’eccessivo affidamento degli investitori ai rating. È la conclusione dell’analisi del Financial Stability Board (Fsb), che nell’ottobre 2012 aveva definito una roadmap sulla materia. I risultati della verifica, pubblicati ieri, però sono stati insoddisfacenti: per questa ragione l’organismo guidato da Mark Carney (successore al vertice del Fsb di Mario Draghi, il primo a criticare le possibili conseguenze dei rating) ha raccomandato alle autorità nazionali di togliere i voti delle agenzie dalle previsioni regolamentari, dalle prassi di mercato e dai contratti privati, sostituendoli con metodologie alternative, basate innanzitutto su valutazioni interne degli investitori. In ogni caso il suggerimento del Fsb è sostituire i rating con molteplici giudizi: altrimenti il problema della prociclicità dei rating sarebbe soltanto trasferito dai giudizi delle agenzie ad altre valutazioni analoghe. L’effetto prociclico dei rating è stato reso più evidente dall’ultima crisi, durante la quale un semplice downgrade è stato in grado di peggiorare la situazione degli emittenti in difficoltà. È quanto accaduto nei Paesi della periferia Ue. Il motivo? Gli investitori negli anni si sono affidati eccessivamente ai rating, anche per colpa della regolamentazione Ue, che ha dato alle agenzie una sorta di certificato di garanzia. Di conseguenza banche e fondi spesso non hanno fatto sufficienti valutazioni interne dei rischi. I tagli delle agenzie possono perciò innescare vendite in massa, soprattutto al superamento di determinate soglie (per esempio sotto il livello junk), facendo impennare il costo della raccolta per gli emittenti. Ora questo scenario è un po’ cambiato, grazie ad alcune iniziative: in Europa, è stato varato un nuovo regolamento sui rating; in Italia c’è stata una comunicazione congiunta di Banca d’Italia, Consob, Ivass e Covip, nella quale le autorità hanno chiesto a fondi e assicurazioni di «adottare adeguati processi interni di valutazione del merito di credito, che consentano loro di non affidarsi in modo esclusivo o meccanico ai giudizi delle agenzie». Con riferimento ai gestori collettivi e ai fondi pensione, «tali doveri andranno inquadrati nei limiti del mandato gestorio o delle ulteriori clausole che riguardano i rapporti con la clientela». Tuttavia, gli sforzi a livello globale non sono stati sufficienti secondo il Fsb, organismo che coordina le regolamentazione finanziaria in 24 Paesi, tra cui Usa, Cina e i maggiori Stati Ue. I progressi sono stati «ineguali tra giurisdizioni e settori finanziari». Inoltre, per il Fsb «si deve fare di più nei piani d’azione» messi a punto dalle autorità nazionali. Il Fsb, che non ha indicato i Paesi più in ritardo, ha ricordato che «rimuovere i riferimenti ai rating da leggi e regolamenti è solo il primo passo; l’affidamento meccanico ai giudizi delle agenzie può venire anche da pratiche e contratti di mercato. La sfida chiave è sviluppare standard alternativi, in modo che le agenzie non siano gli unici soggetti a esprimere valutazioni sul rischio di credito». Il problema della prociclicità dei rating, ha ricordato il Fsb, persiste in molti ambiti del settore finanziario. Per esempio nelle regole interne dei fondi. Inoltre l’utilizzo dei rating è ampio nei parametri di vigilanza adottati da istituti di credito e assicurazioni. Persino le banche centrali si affidano ai rating per definire le garanzie utilizzabili dagli istituti e lo sconto da applicare. Di conseguenza l’analisi (peer review) del Fsb ha fatto alcune raccomandazioni alle autorità nazionali: «attuare i piani d’azione e perfezionarli sulla base dell’esperienza acquisita»; «coinvolgere gli operatori di mercato per favorire l’adozione di approcci alternativi (come il rafforzamento dei processi interni di valutazione del credito) e rivedere l’affidamento ai rating nei contratti privati». Infine, «non sostituire la dipendenza dalle agenzie con un simile affidamento meccanico a un numero molto limitato di misure alternative, in quanto ciò potrebbe causare nuova prociclicità». La roadmap presentata a ottobre del 2012 dal Fsb prevede modifiche finali alle normative entro fine 2014, con possibilità per gli operatori di completare l’introduzione delle novità entro fine 2015. In teoria, a partire da inizio 2016, secondo quanto previsto dal Fsb, i mercati dovrebbero essere liberati dai meccanismi automatici che si attivano in seguito alle decisioni delle agenzie e i rating dovrebbero diventare semplici opinioni, irrilevanti ai fini regolamentari. (riproduzione riservata)